Gemini batte ChatGPT? Mo' vediamo...

Google risponde a voce alta al modello di AI di ChatGPT con Gemini, che promette (sentito promette?) di superare attuali capacità multimodali di GPT4.

MA prima di saltare sulla sedia… 

 

Gemini è in tre versioni. Gemini Ultra è il modello davvero “avanti”: integra 57 macro-aree del sapere e interagisce anche in modalità visiva. Esatto: guarda e reagisce. Ma anche ascolta e legge.
PERÒ adesso Gemini Ultra non si tocca. Pare che si debba attendere il 2025 per la sua integrazione in Bard (che diventerà Bard Advanced). Solo allora potremo provare le sue nuove funzionalità.
Al momento gli sviluppatori hanno l’accesso alle API di Gemini Pro tramite AI Studio o Google Cloud Vertex AI. 
E infine la versione Nano consente già agli sviluppatori di applicazioni Android di iniziare a lavorare tramite AICore (disponibile all’interno di Android 14) e iniziare a sviluppare nuove app in esclusiva per i Google Pixel 8 Pro.

Nerd soddisfatti, accontentiamo gli umanisti.

 

Gemini funziona con il modello di apprendimento a reward.

Già. Qualcuno di è chiesto come indurre una macchina a lavorare e a imparare?
Si parte sempre dal cervello umano, e si copia, cercando di imitarlo al meglio.
E proprio dall’educazione tradizionale è stato preso in prestito il modello di funzionamento basato sul meccanismo “premio” o “punizione” e applicato ad alcune AI.
In sostanza l’AI, quando organizza i dati in maniera corretta e risponde con un output che (noi) riteniamo valido, viene premiata con uno stimolo che potremmo chiamare “felicità”. 
Si chiama reinforcement learning ed è più o meno la stessa cosa che si fa con animali e bambini (il biscottino, la carezza, il complimento).

 

Ma cosa succederebbe se l’AI non avesse più come modello il comportamento trial-and-error, ma fosse mossa, per esempio dalla curiosità? 

 

È stato creato un modello obbediente a questa motivazione e le è stato dato un setting “labirinto”, chiedendole di uscirne.
Il labirinto conteneva ostacoli ma anche oggetti e interazioni.
L’ai curiosa non è mai uscita dal labirinto. Si è fermata a guardare la televisione.